L’Associazione internazionale del Libero Pensiero esige che i responsabili ed i complici dei crimini della Chiesa cattolica rispondano dei loro atti
Una inchiesta è stata aperta dalla procura di Lione dopo le denunce fatte contro alti responsabili della Chiesa cattolica che includono anche il Cardinale Arcivescovo di Lione Philippe Barbarin per non aver denunciato i preti che hanno commesso delle aggressioni sessuali su minori di meno di 15 anni, passibile, nel diritto francese di tre anni di carcerazione e 45 000 euro di multa.
Il giudice avente l’incarico della questione in oggetto, sta studiando attualmente il fascicolo dopo le dichiarazioni fatte dalle vittime presunte del prete Bernard Preynat che affermano che i responsabili della Diocesi di Lione, tra i quali per l’appunto il Cardinale Barbarin, hanno ommesso di denunciare quel prete alla polizia, come la legge francese lo prevede. Quest’ultimo era tra l’altro stato allertato sui crimini commessi già dal lontano 1991. Il prete aveva riconosciuto di aver abusato sessualmente di giovani scout tra il 1986 ed il 1991 e che facevano parte del gruppo che lui aveva animato durante 20 anni.
Secondo la AFP, il Vaticano aveva in precedenza dato il suo sostegno all’Arcivescovo di Lione, affermando che aveva tutta la sua fiducia e che avrebbe trattato il problema con “grande responsabilità”. Una fonte vicina al Cardinale affermava pure che “quell’osservazione non riguarda nel modo più assoluto il Cardinale Barbarin che quasi immediatamente dopo aver incontrato la prima vittima aveva sospeso il Padre Preynat e aveva chiesto consiglio a Roma, ciò tutto molto prima che la prima denuncia fosse depositata”.
Il direttore esecutivo della National Secular Society del Regno Unito, Keith Porteous Wood, anche porta parola dell’Associazione Internazionale del Libero Pensiero, che lavora da tanti anni al fascicolo degli abusi sessuali commessi da preti e che ha fornito innumerevoli prove alle Nazioni Unite per quanto riguarda il silenzio colpevole della Chiesa cattolica, ha dichiarato al riguardo di questa faccenda: “mi rimetto al giudice istruttore affinché faccia si che questo caso diventi un esempio e che persegua in giustizia non solo l’aggressore ma altresì coloro che pensano di poter prendersi gioco della legge in tutta impunità”.
La Commissione Pontificia per la protezione dei minori a riaffermato metà febbraio che i vescovi avevano l’obbligo di segnalare i casi di abusi sessuali alle autorità civili, ma ogni dichiarazione del Papa su questo argomento si fa sempre più moderata della precedente. L’anno scorso aveva annunciato la costituzione di un “Tribunale Ecclesiastico” (piuttosto che un rinforzamento della legge) per trattare quel genere di casi, ma quel tribunale non si è di fatto mai riunito. Durante la sua visita in Messico, il Papa ha dichiarato, sempre in modo più “moderato”, che tali vescovi avrebbero dovuto dare le dimissioni – senza dire pertanto che egli gli obbligasse a farlo. Il sostegno implicito a Barbarin significa che l’idea stessa che i vescovi potrebbero rispettare la legge è stata abbandonata.
Gli ecclesiastici francesi sembrano portare avanti la resistenza di fronte all’obbligo di segnalare i casi di abusi sessuali alle autorità civili, permettendo cosi ai colpevoli di evitare la prigione e agli abusi di continuare ad esistere in tutta impunità. Questa riaffermazione della Commissione Pontificia qui sopra riportata, fa seguito ad una sessione di formazione di nuovi vescovi tenutasi in Vaticano durante la quale il Cardinale francese Tony Attrella (prete della diocesi di Parigi, psicoterapeuta ed insegnante nel Collegio dei Bernardini) ha spiegato ai vescovi che non erano obbligati a segnalare i casi di abusi sessuali alle autorità civili. Nel 2014 le Nazioni Unite avevano fustigato il Vaticano dopo che un cardinale si era congratulato con un vescovo francese per aver sfidato la legge e rifiutato di denunciare un caso alle autorità giudiziarie.
Nella maggioranza dei paesi, questa misura non è obbligatoria, malgrado il fatto che le Nazioni Unite abbiano raccomandato che invece lo sia, come ad esempio in Irlanda.